Premessa

Per l’imprenditore che avvia una attività, una delle prime domande che si pone è che tipo di contabilità deve adottare. Ed ecco che la scelta è tra contabilità semplificata o contabilità ordinaria. Dopo un breve colloquio con il commercialista che ti spiega le differenze tra le due contabilità, l’imprenditore medio decide quale scegliere su un solo parametro….ovvero quale costa meno? Alla domanda il commercialista risponderà che la contabilità semplificata è quella che costa meno, dal momento che non occorre fare alcun raccordo tra documenti ricevuti e documenti emessi e gli incassi e i pagamenti. Poi alla prospettiva di tenere una prima nota degli incassi e dei pagamenti l’imprenditore medio scappa a gambe levate. Purtroppo però, sia che tu sia una ditta individuale o una società di persone, le uniche due tipologie, che possono adottare una contabilità semplificata, sappi che questa scelta potrebbe costarti cara, qualora la tua azienda dovesse andare incontro a problematiche gestionali ovvero detto in modo chiaro se ti trovi indebitato oltre misura o hai grosse perdite economiche, potresti trovarti secondo il Codice della Crisi d’Impresa, dalla parte del torto!! Si hai capito potresti trovarti in difficoltà ed in qualche modo essere accusato di non aver rispettato una legge che ti richiede di adottare degli strumenti per riuscire a scorgere la crisi d’impresa “in tempo utile per rimediare”. Vediamo di seguito un accenno a cosa prevede il Codice della Crisi e quali sono nel dettaglio le difficoltà operative per l’adozione di efficaci strumenti di prevenzione delle crisi.

Se hai un E-commerce, possono adottarsi adeguati strumenti di prevenzione della crisi, specifici per il tuo settore e quindi in questo caso puoi contattarci per una consulenza, sia che tu abbia una ditta individuale sia che tu abbia una società. Per farlo clicca qui.

Il codice della crisi anche per le semplificate?

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII), entrato in vigore nel febbraio 2019, ha introdotto novità importanti per gli imprenditori. In particolare, l’articolo 2086 del Codice Civile ora richiede che l’imprenditore, sia individuale che collettivo, organizzi l’azienda in modo adeguato alle sue dimensioni e alla sua natura. Questo significa essere pronti a rilevare rapidamente segnali di crisi e intervenire subito, adottando le misure necessarie per risolvere la situazione.

Il CCII stabilisce anche dei limiti precisi per la liquidazione giudiziale di un’impresa. Se, nei tre anni precedenti, un’impresa ha avuto un attivo patrimoniale non superiore a 300.000 euro, ricavi non superiori a 200.000 euro, e debiti non scaduti non superiori a 500.000 euro, può essere sottoposta a liquidazione giudiziale. Questi limiti sono cruciali per capire se un’azienda rischia di essere liquidata.

Inoltre, le imprese che adottano la contabilità semplificata, ovvero quelle che non superano i 500.000 euro di ricavi per i servizi o gli 800.000 euro per altre attività, possono trovarsi in difficoltà nel rispettare le nuove normative. La contabilità semplificata, infatti, non fornisce tutte le informazioni necessarie per individuare i segnali di crisi richiesti dal CCII, come la verifica della sostenibilità dei debiti e delle prospettive di continuità aziendale per i 12 mesi successivi.

Per rispettare questi obblighi, l’imprenditore deve avere a disposizione dati chiari e precisi sulla situazione economica e finanziaria dell’azienda, anche con l’aiuto di professionisti come commercialisti e consulenti del lavoro. La sola corretta tenuta della contabilità, sia essa semplificata o ordinaria, non basta più: è fondamentale monitorare attentamente l’equilibrio patrimoniale e finanziario per evitare problemi futuri e per rispettare le normative imposte dal CCII.

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