Riceviamo una lettera allarmata di una signora preoccupata perchè a suo dire il commercialista Le addebita importi per prestazioni mai effettuate. Inoltre si lamenta perchè il commercialista le fa pagare a parte la preparazione delle deleghe f24. Non possiamo entrare nel merito, non conoscendo la posizione fiscale completa, tuttavia pensiamo sia utile svolgere alcune riflessioni sul rapporto di chiarezza che dovrebbe essere alla base di tutti i rapporti di consulenza. E’  evidente come ci sia una mancata corretta comunicazione tra commercialista e cliente. In tutti questi casi la responsabilità risiede al 50% tra tutte e due le parti.

Da parte del consulente sembra che  non ci sia  stata una corretta spiegazione degli adempimenti che sono stati effettuati in favore del cliente. In questo molti studi di commercialisti commettono due errori:

  • non dedicano tempo alla comunicazione con il proprio cliente. Per mia esperienza capita spesso di telefonare a un cliente e di venire investito di domande oppure di scoprire che è in procinto di acquistare un macchinario e di essere indeciso se acquistarlo con finanziamento, noleggiarlo in leasing etc. etc.  Ci capita poi di intervenire quando “la frittata è fatta” e non si può che prendere atto delle conseguenze fiscali delle scelte operate dall’imprenditore. Occorre ricordarsi che svolgere correttamente gli adempimenti fiscali non è il solo unico compito. Sapere comunicare in maniera chiara ed efficace, accertandosi dell’efficacia della propria comunicazione contribuisce per il 50% almeno al fatturato.
  • Chiarezza contrattuale: patti chiari amicizia lunga. Mettere per iscritto quali sono le prestazioni incluse nel compenso, chiarire fin da subito che il compenso può variare e quali sono le cose che fanno variare il compenso, è fondamentale per stabilire da subito un rapporto che con il tempo si trasformerà in fiducia reciproca.

Come abbiamo detto la incomprensione nella comunicazione non può che essere addebitata che al 50%. Ed ecco quali sono due errori commessi dai clienti:

  • Chiedere indicazioni concrete per comprendere i principali aspetti del carico fiscale. Su cosa pago le tasse? Su quanto fatturo o su quanto incasso? quali sono le percentuali di dedicibilità dei costi? quali sono gli adempimenti a cui sono tenuto? Nel caso riportato nella lettera sotto perchè non chiedere quali sono i motivi per cui si è dovuto presentare una dichiarazione iva?
  • Chiarire fin da subito quali sono gli adempimenti compresi e quali sono quelli non compresi nell’onorario professionale. Se andiamo al ristorante chiediamo il menù…anche per conoscere il listino…quia vale lo stesso principio. Sospettate degli studi professionali dove è  tutto compreso!!

In ultimo comunicare comporta ascoltare in maniera attenta, porre domande ed essere liberi da preconcetti. Il dubbio alimenta una cortina di fumo che non consente di comunicare in maniera chiara ed è per questo che occorre elimiare immediatamente ogni ombra attraverso domande chiare e riscontri documentali.

Mail arrivata in redazione, alcune parti sono variati per tutela privacy.

“Buongiorno, vi scrivo perchè vorrei sostituire il mio commercialista in quanto ritengo che , negli ultimi tempi, mi stia addebbitando delle spese non dovute.
Nello specifico, io sono una libera professionista  a regime dei minimi e gli stò pagando annualmente € 598,00 iva inclusa. Recentemente il mio commercialista mi ha chiesto di pagargli in più € 122,00, perchè dice di avermi presentato nel 2016  la dichiarazione IVA…ma sbaglio o per il regime dei minimi non c’è obbligo di presentazione di tale dichiarazione?…Mi risulta che abbia richiesto tale adempimento (dichiarazione iva) anche ad un mio collega in regime forfettario…secondo voi è corretto? In più mi ha chiesto anche di corrispondergli ulteriori spese per gli f24 che mi ha compilato e spedito…ma tali adempimenti non sono già compresi nell’annuale che gli pago?
Nell’attesa di riscontro, saluto cordialmente.”

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