Sempre più lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che privato, pensano di avviare una attività commerciale e quindi aprire partita iva. Ed ecco che il primo dubbio è:

Posso aprire partita anche se sono un dipendente?

Occorre distinguere prima di tutto tra dipendenti pubblici e dipendenti privati.

Per tutte e due le categorie di lavoratori prima cosa da fare è verificare che cosa prevede il CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) di riferimento ed eventualmente eventuali contratti integrativi firmati al momento dell’assunzione.

Per i dipendenti pubblici oltre ai contratti occorre verificare le disposizioni di legge. Esiste infatti un divieto generico di cui all’art. 58 D. lgs. n. 29/1993 che recita “Resta ferma per tutti i dipendenti pubblici la disciplina della incompatibilità….” in maniera più chiara l’art. 60 del DPR 10/1/1957 che dispone “L’impiegato non può esercitare il commercio, l’industria, né alcuna professione o assumere impieghi alle dipendenze di privati o accettare cariche in società costituite a fine di lucro, tranne che si tratti di cariche in società o enti per le quali la nomina è riservata allo Stato e sia all’uopo intervenuta l’autorizzazione del Ministro competente”

Tali vincoli sono meno stringenti per i dipendenti pubblici a tempo parziale.

E’ buona norma quindi prima di aprire partita iva per un dipendente pubblico verificare con la propria amministrazione di appartenenza se lo svolgimento di una attività commerciale, artigianale o professionale sono consentiti. Segnaliamo invece che lo svolgimento dell’attività di scrittore e in genere lo svolgimento di attività legate alla pubblicazione di testi godono di maggior favore e libertà in quanto espressioni della libertà personale e di pensiero.

Per i dipendenti privati oltre alla presa visione dei contratti collettivi di lavoro e gli eventuali accordi integrativi firmati occorre prendere in considerazione eventuali norme che vietano la concorrenza. Quindi è vietato svolgere una attività lavorativa che possa mettere in concorrenza tra loro il lavoratore dipendente e l’azienda presso cui lavora. Sui motivi non ci soffermiamo per ovvietà.

Superati questi due ostacoli possiamo dire che

Per un dipendente è possibile aprire partita IVA e i contributi INPS?.

Chi è titolare di un rapporto di lavoro dipendente a tempo pieno non deve iscriversi all’INPS commercianti. In altre parole per l’attività commerciale svolta non dovrà pagare i contributi fissi INPS in quanto già gli vengono versati i contributi dal datore di lavoro. Si tratta di un risparmio di circa 3600 euro all’anno.

Un aspetto da considerare invece è il cosidetto “effetto Valanga” ovvero i redditi che deriveranno dall’attività commerciale andranno a cumularsi ai redditi dell’attività di lavoro dipendente. In altre parole le imposte che il datore di lavoro versa in nome e per conto del dipendente (ritenute di lavoro dipendente) si riveleranno insufficienti per due motivi:

  • il reddito dell’attività commerciale finisce per aumentare la percentuale di imposte dovute sul reddito di lavoro dipendente;
  • Il reddito in assoluto è aumentato e quindi necessariamente sono dovute maggiori imposte a causa dell’allargamento dell’imponibile.

Per evitare l'”effetto Valanga” può essere utile cercare di agire su alcune variabili che si hanno a disposizione quando si avvia una attività:

  • Regime fiscale da adottare ( ad esempio: in taluni casi è possibile adottare anche il regime forfettario e le scelte sono molte altre ancora);
  • Regime fiscale dei redditi che si vanno a conseguire: non tutti i lavori extra comportano necessariamente l’apertura di partita iva;
  • Tipo di strumento con il quale si vuole realizzare la propria attività di imprenditore: ditta individuale, società di persona, società di capitali.

Se anche tu sei un dipendente è vuoi avviare una attività alla pagina di contatto trovi tutti i riferimenti, anche telefonici.

 

Domanda pervenuta il 01/02/2019

Salve
Vorrei aprire una partita iva per avviare un’agenzia pubblicitaria.
Premetto che sono dipendente privato e per ora continuerei a lavorare da dipendenteche (lavoro di ambito e carattere completamente diverso, svolto in orari e giorni differenti, quindi non vi è alcuna conflittualità/incompatibilità).
A tal proposito le domande sono:
-inps o altri oneri previdenziali andrebbero pagati?
– quali sarebbero le spese fiscali/tributarie fisse?
-avrei spese anche senza emettere fatture? Quali e si possono prevedere?
-se avessi spese senza fatturare come potrei detrarle?

Grazie e buona giornata

Rispondiamo a ciascuna domanda di seguito in blu:

-inps o altri oneri previdenziali andrebbero pagati?

A certe condizioni non deve iscriversi all’inps e versare contributi previdenziali. 

– quali sarebbero le spese fiscali/tributarie fisse?

Le imposte dipendono dagli incassi. Possiamo in via generica considerare che le imposte in caso di regime ordinario ammontano al 25% dell’utile. L’utile è dato dai ricavi meno i costi. Se invece adotta il regime forfettario per volumi di fatturato inferiori a 65.000 euro si applica una imposta pari a 15%. Occorrerà valutare caso per caso la convenienza ad adottare un regime piuttosto che un altro.

-avrei spese anche senza emettere fatture? Quali e si possono prevedere?

Se per spese intende imposte e/o contributi si può prevedere l’iscrizione in camera di commercio che è un costo fisso pari 53 euro per le ditte individuali.

-se avessi spese senza fatturare come potrei detrarle?

Se adotta il regime forfettario non potrà detrarle. E’ quindi importante scegliere il regime fiscale corretto sulla base del tipo di attività.

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