La direttiva DAC7 è stata recepita anche nel Regno Unito. La differenza principale che i primi dati delle vendite che vengono raccolti sono quelli relativi alle vendite effettuate nel 2024 e che saranno comunicati dalle piattaforme residenti in UK, ma non solo, nel gennaio 2025. Vediamo qui di riassumere come sono tassate le vendite online nel Regno Unito, considerando essenzialmente gli aspetti legati ai privati che vendono occasionalmente e che hanno dubbi relativamente alla tassazione di tali redditi in UK.

Per pagare le tasse sui beni o servizi che vendi online, devi essere coinvolto in un’attività commerciale o realizzare una plusvalenza. Lo stesso principio vale in Italia, ovvero se vendi in modo professionale devi considerare di pagare le imposte anche su un importo molto piccolo, in UK, il discorso è analogo, cioè se vendi oggetti usati di casa tua non avrai da dichiarare redditi posto che probabilmente il prezzo di vendita sarà inferiore al prezzo di acquisto dell’epoca.

Se stai solo vendendo alcuni oggetti indesiderati che hai a casa, come il contenuto di un loft o di un garage, è improbabile che tu debba pagare tasse.

Se invece acquisti beni per rivenderli o crei beni con l’intenzione di venderli per ottenere un profitto, è probabile che tu sia considerato un commerciante e dovrai pagare tasse sui profitti.

Tuttavia, se il tuo reddito totale derivante dal commercio o dalla fornitura di servizi online è stato inferiore a £1,000 (prima di dedurre le spese) in un anno fiscale, non sarai tenuto a informare HMRC né a pagare tasse sui profitti (questo grazie ad una Franchigia prevista fino a 100 sterline).

Vediamo alcuni esempi tratti dal portale dell’Agenzia Entrate del Regno Unito, per comprendere la portata di quanto abbiamo finora scritto.

Svuotare una soffitta

Sally fa una pulizia nella sua soffitta e decide di vendere online gli oggetti indesiderati. Questa è un’attività occasionale per Sally, e gli oggetti venduti sono stati venduti per un prezzo uguale o inferiore al prezzo di acquisto originale. Questo comporta che Sally non ha ottenuto una plusvalenza dalla vendita dei beni di sua proprietà e quindi non ha reddito da dichiarare. (Lo stesso discorso può essere fatto per il fisco italiano).

Acquistare. e vendere con continuità

Dopo aver guadagnato un po’ di soldi vendendo vestiti indesiderati, Josh inizia a comprare oggetti ai mercatini dell’usato e nei negozi di beneficenza, che poi vende tramite mercati online, con l’obiettivo di vendere a un prezzo superiore a quello pagato.

Josh svolge questa attività in modo costante, affinando le sue capacità di selezionare oggetti che spera di vendere con profitto, dopo aver considerato le commissioni e le spese di spedizione.

È probabile che questa attività venga considerata come commercio, e i profitti sarebbero soggetti a tassazione.

E’ utile osservare che anche una attività simile sarebbe considerata come attività commerciale e tassata anche in Italia. In questo caso per l’Italia il requisito della commercialità determina la necessità di apertura della partita iva e il dichiarare eventuali redditi conseguiti.

Dopo il lavoro un’attività hobbystica/commerciale

Gina lavora a tempo pieno e, nel tempo libero, realizza biglietti di auguri per la sua famiglia e i suoi amici.

Successivamente, Gina inizia a vendere i suoi biglietti online e presto inizia a realizzare un profitto. Con l’andamento positivo del business, amplia anche la gamma di articoli che vende.

Gina vende con l’intenzione di realizzare un profitto e organizza le sue attività in modo simile a quello di un commerciante con una mentalità commerciale. Pertanto, è probabile che questa attività venga considerata come commercio, e i profitti sarebbero soggetti a tassazione.

Anche in questo caso, una attività organizzata ed estesa, sebbene svolta dopo il lavoro a tempo pieno verrebbe considerata dal fisco italiano una attività commerciale.

In definitiva secondo la normativa del Regno Unito puoi essere chiamato a pagare imposte sui beni usati che possiedi solo se superi le 6000 sterline di vendite effettuate e dalla vendita hai conseguito una plusvalenza. Quindi per esempio vendi un Rolex e incassi più di 6000 sterline e consegui una plusvalenza allora dovrai pagare le imposte sulla plusvalenza.

La raccolta dei dati delle piattaforme UK analoga alla DAC7 Europea

Per le tasse, un “mercato online” è qualsiasi piattaforma digitale (ad esempio, un sito web o un’app per smartphone) che gestisce e abilita la vendita di beni e servizi da parte di individui e/o aziende ai clienti.

Dal 1° gennaio 2024, le piattaforme digitali saranno obbligate a raccogliere e segnalare le informazioni sui venditori e sui loro redditi a HMRC. Queste piattaforme digitali dovranno segnalare i redditi dei venditori entro gennaio 2025.

Questi cambiamenti fanno parte di un insieme di regole concordate a livello internazionale che richiedono alle piattaforme digitali di segnalare determinate informazioni a HMRC.

La normativa prevede la collaborazione con gli altri stati europei per lo scambio di dati, in modo da individuare venditori online che dovessero utilizzare piattaforme non residenti in UK per vendere i propri beni usati.