“Buongiorno,
leggo con piacere che siete esperti dei nuovi business online.
Vi contatto perché sarei interessato ad avere un guadagno extra vendendo mie fotografie su siti di microstock fotografico.
Analizzando le pagine dedicate su diversi siti di microstock e su blog che trattano l’argomento, ho notato parecchia confusione sul settore “tassazione”.
In alcuni casi dicono essere sufficiente inserire gli importi ricevuti nella propria dichiarazione dei redditi, in altre dicono che è obbligatoria la p.IVA.
Io attualmente sono lavoratore dipendente a tempo indeterminato. Come posso muovermi in questa selva di notizie discordanti?

Ringrazio e saluto.

Risposta.

Buongiorno Sig. _______,

la confusione deriva dal fatto che nessuno si sofferma a spiegare le basi del ragionamento a sostegno di un orientamento piuttosto che un altro.
In modo molto semplice possiamo dire che non esiste una regolamentazione chiara che stabilisca in maniera netta quando e se aprire partita iva.
A fronte di un sistema di norme poco chiare ecco che la scelta potrà essere:
– sono prudente e non voglio avere nessun problema e quindi nel momento in cui ricevo compensi apro partita iva. In questo modo nessuno potrà dire che esercito una attività senza avere adempiuto a tutti gli obblighi di legge.
– sono meno prudente e visto che la norma parla di redditi di lavoro occasionale (esiste un campo della dichiarazione dei redditi dove dichiarate i redditi di lavoro autonomo non esercitato abitualmente)  è plausibile che un ammontare ridotto di redditi dalla vendita del microstock possa dichiararli in dichiarazione senza aprire partita iva. Alcuni studiosi correlando i redditi diversi ad una norma differente che sancisce l’obbligo di contribuzione inps per somme superiori a 5000,00 euro affermano che oltre i 5000 euro di redditi  occorre aprire partita iva. In realtà la norma non fa riferimento a limiti precisi di legge oltre i quali sia obbligatorio aprire partita iva. Più genericamente si fa riferimento alla professionalità, alla continuità etc. etc.
In definitiva appare ragionevole orientarsi sul secondo comportamento meno prudente se effettivamente la vendita con microstock non rappresenta l’attività di fatto principalmente svolta, non viene svolta professionalmente e se i compensi sono minimi rispetto all’attività di lavoro dipendente.
Cordiali saluti,

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