L’investimento che meglio difende dall’inflazione non è quotato in Borsa, non si sottoscrive alle Poste né viene offerto dai promotori finanziari. È nominativo, non trasferibile e può durare fino all’età della pensione. Si tratta infatti del tanto discusso TFR (Trattamento di fine rapporto).

Basti dire che il suo potere d’acquisto, al netto delle imposte, si conserva persino con 30 anni d’inflazione al 7%, equivalenti a un aumento complessivo del costo della vita superiore al 650%. Nessun altro investimento è così difensivo, per cui non appare furba la soluzione d’incassare il TFR alla fine di ogni anno, come accade per esempio a San Marino.

Inizia così il mio articolo a pag. 18 dell'inserto Affari & Finanza de la Repubblica di oggi lunedì 1-2-2010 intitolato: «Quei titoli che difendono dall’inflazione», scaricabile anche dalle mie pagine web presso il Dipartimento di Matematica dall'indirizzo www.beppescienza.it

Ma titoli come il TFR purtroppo non sono esistono: uno può al massimo tenerselo stretto, se non vi ha già improvvidamente rinunciato, vittima di cattivi consigli interessati. Per questo l'articolo esamina, più o meno approfonditamente, le soluzioni alla portata di tutti: obbligazioni societarie, titoli di Stato italiani (Btp-i ecc.) e buoni fruttiferi postali indicizzati all'inflazione.
Saluti
Beppe Scienza
www.beppescienza.it