Hai un’idea brillante ma non hai il capitale per realizzarla? Il crowdfunding potrebbe essere la soluzione che stai cercando. Questa forma di finanziamento collettivo sta rivoluzionando il modo in cui le idee imprenditoriali prendono vita, permettendo a chiunque di trasformare un sogno in realtà, anche partendo da zero.
Ma quando è necessario aprire la partita IVA per un progetto di crowdfunding? E come funziona dal punto di vista fiscale? In questa guida completa esploreremo tutto ciò che devi sapere sul rapporto tra crowdfunding e partita IVA, con esempi pratici e casi reali.
Indice dei contenuti
- 1 Cos’è il Crowdfunding e Come Funziona
- 2 Le Tipologie di Crowdfunding
- 3 Quando Aprire la Partita IVA nel Crowdfunding
- 4 Gli Aspetti Fiscali per Chi Lancia una Campagna
- 5 Un Ultimo Consiglio
- 6 Hey, ciao 👋 Piacere di conoscerti.
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Cos’è il Crowdfunding e Come Funziona
Il crowdfunding è un metodo innovativo di raccolta fondi che permette di finanziare progetti attraverso piccoli contributi provenienti da molte persone. Tutto avviene online, attraverso piattaforme specializzate come Kickstarter, Indiegogo, Produzioni dal Basso o Mamacrowd per l’Italia.
Immagina di voler lanciare un nuovo prodotto innovativo: invece di chiedere un prestito in banca o cercare un grande investitore, puoi presentare la tua idea su una piattaforma di crowdfunding e ricevere finanziamenti da centinaia o migliaia di persone comuni che credono nel tuo progetto.
Le Tipologie di Crowdfunding
Reward-based Crowdfunding
Il reward crowdfunding è probabilmente la forma più conosciuta di raccolta fondi online. Funziona come una sorta di prevendita: offri una ricompensa in cambio del finanziamento.
Prendiamo un esempio concreto: immagina di voler lanciare una linea di zaini innovativi con ricarica solare integrata. Su Kickstarter, potresti offrire lo zaino a un prezzo scontato di 89€ per i primi sostenitori, mentre il prezzo finale sarà di 149€. Chi vuole supportarti con un contributo minore potrebbe ricevere una power bank solare a 25€, mentre i più generosi potrebbero accedere a un’edizione limitata personalizzata.
Le piattaforme più popolari per questo tipo di crowdfunding sono Kickstarter, Indiegogo, etc.. Ogni piattaforma ha le sue peculiarità e il suo pubblico di riferimento.
Equity Crowdfunding
L’equity crowdfunding è più sofisticato: gli investitori diventano veri e propri soci della tua impresa. Prendiamo il caso di una startup che ha sviluppato un’app per la gestione delle consegne dell’ultimo miglio. Su Mamacrowd, potrebbe offrire il 20% della società, con una valutazione pre-money di 1 milione di euro, cercando di raccogliere 250.000€.
In Italia, piattaforme come Mamacrowd, CrowdFundMe, BacktoWork e Opstart si sono specializzate in questo settore, offrendo opportunità sia agli investitori che alle startup in cerca di capitali. L’equity Crowdfunding è l’unico tipo di crowdfunding regolamentato in Italia a cui possono accedere solo società a responsabilità limitata. Con l’Equity Crowdfunding devi tenere in conto di raccogliere un ammontare di capitali molto elevato e devi mettere in conto costi per notai e intermediari bancari che sono previsti dalla normativa.
Lending Crowdfunding o meglio peer to peer ending
Il lending crowdfunding funziona come un prestito tradizionale, ma i finanziatori sono persone comuni invece che banche. Immagina un ristoratore che cerca 50.000€ per rinnovare i locali: attraverso piattaforme come October, può ottenere un prestito da rimborsare in 36 mesi, con un tasso d’interesse del 7% annuo.
Tra le piattaforme italiane una delle più importanti è Prestiamoci.it. Come funziona in pratica? Rivolgendosi a queste piattaforme l’imprenditore che necessita di fondi li riceve non da una banca ma da altri privati che decidono di dare in prestito il loro denaro. La piattaforma, anche qui se operante in Italia soggetta a regolamentazione, svolge la funzione di punto di incontro tra coloro che prestano denaro e coloro che lo ricercano, trattenendo una fee.
Donation Crowdfunding
Il donation crowdfunding è la forma più pura di raccolta fondi: si raccolgono donazioni senza offrire ricompense. È perfetto per cause sociali o culturali. Pensa a un’associazione che vuole restaurare un teatro storico: attraverso GoFundMe può raccontare la storia dell’edificio, mostrare i progetti di restauro e coinvolgere la comunità nella salvaguardia del patrimonio culturale.
Oltre a GoFundMe, piattaforme come Facebook Fundraising, BuonaCausa.org ed Eppela sono molto utilizzate per questo tipo di raccolta fondi.
Quando Aprire la Partita IVA nel Crowdfunding
L’Agenzia delle Entrate, con l’interpello n. 137/2018, ha finalmente fatto chiarezza su questo aspetto cruciale. La risposta varia a seconda del tipo di crowdfunding che intendi utilizzare.
Reward Crowdfunding e Partita IVA
Durante la fase di raccolta fondi, non è necessario avere una partita IVA. Questa condizione è prevista SOLO per le campagne Crowdfunding cosiddette “ALL OR NOTHING”, ovvero quelle campagne di raccolta fondi che prevedono che se non viene raccolto l’ammontare di denaro previsto la campagna non parte ed il denaro viene restituito a coloro che avevano partecipato al progetto. E’ proprio su questo caso specifico di campagna che l’agenzia delle entrate si è espressa. Se si raggiunge l’importo fissato come obbiettivo l’apertura della partita iva diventa obbligatoria. È un approccio sensato che ti permette di testare il mercato senza costi iniziali.
Equity Crowdfunding e Partita IVA
Per l’equity crowdfunding la situazione è diversa: questo sistema di raccolta fondi è regolamentato in Italia e prevede che la raccolta del denaro avvenga tramite intermediari bancari abilitati e ad opera di società di capitali. Quindi non si pone il problema dell’apertura della partita iva. E’ evidente che la società che intende raccogliere i fondi deve essere attiva.
Peer to peer lending e Partita IVA
Nel caso del peer to peer ending, la necessità della partita IVA dipende dalla destinazione dei fondi. Se il prestito serve per un’attività imprenditoriale, sarà necessaria. Se invece è per scopi personali, puoi farne a meno. Certamente invece la piattaforma che intermedia i fondi è regolamentata e quindi è bene controllare che abbia le autorizzazioni del caso.
Donation Crowdfunding e Partita IVA
Per il donation crowdfunding, generalmente non serve la partita IVA se raccogli pure donazioni. Diventa necessaria solo se le donazioni sono finalizzate ad un’attività commerciale.
Gli Aspetti Fiscali per Chi Lancia una Campagna
Gestione Fiscale del Reward Crowdfunding
Nel reward crowdfunding, dovrai emettere fattura per ogni ricompensa consegnata. I fondi raccolti sono considerati ricavi e l’IVA si applica al momento della consegna della ricompensa. Un aspetto interessante è che se usi la formula “All or Nothing” e non raggiungi l’obiettivo, non avrai alcun obbligo fiscale.
Gestione Fiscale dell’Equity Crowdfunding
Nell’equity crowdfunding, i fondi raccolti costituiscono capitale sociale, non ricavi. Non c’è IVA sulle quote societarie, ma dovrai tenere la contabilità ordinaria della società.
Gestione Fiscale del Lending Crowdfunding
Per il lending crowdfunding, gli interessi passivi sono deducibili e il capitale ricevuto non è imponibile. Dovrai però registrare accuratamente tutti i prestiti ricevuti.
Gestione Fiscale del Donation Crowdfunding
Nel caso del donation crowdfunding, il trattamento fiscale dipende dalla tua natura giuridica. Per gli enti non profit, le donazioni non sono imponibili. Per le imprese, invece, sono tassabili come sopravvenienze attive.
Un Ultimo Consiglio
Il crowdfunding è uno strumento potente per finanziare il tuo progetto, ma richiede una pianificazione attenta anche dal punto di vista fiscale. Il consiglio è di partire come persona fisica per testare l’idea e aprire la partita IVA solo quando necessario. Ogni caso è unico e merita un’analisi approfondita.
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