Sul Prop trading e partita iva gli articoli e i video su YouTube sono molti. Ancora adesso girano video di persone che affermano che per ricavi inferiori ai 5.000 euro NON serve la partita iva. Questa informazione è completamente FALSA. La leggenda dei 5000 euro NON è una regola valida per stabilire se facendo Prop trading devi o non devi aprire partita iva. Per dirla in modo più chiaro anche se guadagni 1000 euro puoi dover aprire partita iva.
Nella speranza che non appaiono più video in cui si parla di 5000 euro come tetto massimo oltre il quale bisogna aprire partita iva. Purtroppo i requisiti per dover aprire partita iva non pongono delle regole numeriche o caratteristiche definibili in modo quantitativo e ciò semplifica la vita a chi disinforma in cambio di click.
Vediamo in pratica quando l’apertura della partita iva come prop tradire diventa obbligatoria.
Navighi su internet e trovi un test di selezione per lavorare con una Prop Firm, decidi di partecipare: in questo momento non sei obbligato ad aprire partita iva. Tieni conto che non aprendo partita iva il costo che sosterrai per testare le tue capacità sulla piattaforma della Prop firm non saranno un costo deducibile. Se invece avessi aperto la partita iva e fossi in regime semplificato allora il costo della selezione sarà un costo deducibile.
Se decidi di dedicare tutta la tua giornata a lavorare per la prop firm, una volta ricevuto l’incarico allora possiamo dire con certezza che devi aprire partita iva. Infatti stai svolgendo questa attività in modo continuativo e professionale, anche se poi non arrivano introiti il requisito della continuità è soddisfatto e la partita iva va aperta.
Nella pratica ci si decide ad aprire partita iva nel momento in cui arrivano i primi compensi.
A gettare nella confusione contribuisce il fatto che le Prop Firm sono società con sede all’estero, spesso in America o Svizzera e sono quindi completamente estranee alla fiscalità italiana. Questo comporta che se da un lato per ogni pagamento che effettuano richiedono una “invoice” in realtà non richiedono una fattura come la consideriamo in Italia o in Europa, bensì richiedono semplicemente un documento contabile che attesti la ricezione delle somme di denaro. Come detto avendo sede extra Europea il significato di “invoice” non è propriamente solo quello di fattura.
Per il fatto di avere sede all’estero dunque, chi opera per le Prop firm è il solo responsabile del corretto inquadramento fiscale e non riceve alcuna indicazione dalla società per cui andrà a lavorare.
Pensionato e Prop Trader
Ho una pensione superiore a 30.000 euro lordi l’anno. Sono riuscito a vincere una challenge per una Prop House e sto maturando degli incassi che potrò prelevare nei mesi prossimi se tutto va bene per un importo di euro 8.000 euro. So che non posso adottare il regime forfettario e vorrei sapere che regime fiscale applicare e quanto pagherò di tasse?
Risposta:
Se non può adottare il regime forfettario, potrà applicare il regime fiscale semplificato. Nel regime fiscale semplificato le imposte si pagano sugli utili ovvero sulla differenza tra i ricavi che prende dalla Prop Firm e i costi che sostiene per svolgere questo lavoro. Attenzione però perché l’utile dell’attività come prop trader va a sommarsi ai redditi da pensionato e quindi le imposte da pagare saranno date dalla somma delle due voci: in buona sostanza quando andrà a pagare le imposte, dopo aver fatto la dichiarazione, si applicherà una imposizione fiscale a scaglioni che va dal 23 al 43%. In realtà non c’è da spaventarsi, come sempre basta fare un pò di sana pianificazione fiscale e mettere da parte le somme necessarie a pagare le imposte. Solo così potrà godersi i maggiori guadagni.
Puoi leggere di più su questa articolo Prop house trader informazioni e fisco
Se hai dubbi riguardo l’apertura della partita iva e per sapere come fare ed operare puoi scriverci alla pagina contattaci.
Un esempio di domanda pervenuta a cui risponderemo con Consulenza Fiscale dedicata
Buongiorno,
a seguito di alcune ricerche su internet, ho deciso di fare più chiarezza per capire come procedere, e dato che il Vostro blog è stato tra i più esaustivi, sono certo di poter risolvere i dubbi con Voi.
Da due anni opero come trader sui mercati americani gestendo soltanto il mio conto personale, pertanto dichiarando come “redditi diversi” quelle che (fino ad ora) sono state minusvalenze. Principalmente opero in azioni con qualche occasionale trade in opzioni. Non percepisco reddito da lavoro dipendente, né partecipazioni societarie, né percepisco reddito da affitti o altro.
Recentemente, un amico mi ha prospettato la possibilità di fare trading per una Prop House, una delle migliori Prop Firm in America. Qui si tratta di tradare futures e, dopo aver fatto qualche ricerca, la struttura del rischio e il profit split che offrono sembra troppo bello per essere vero (ma apparentemente l’azienda è legit).
E’ chiaro che se volessi procedere con questa decisione, al momento in cui ipoteticamente supererei la fase di valutazione, è necessario che sia già aperta una P.Iva (e nuovamente ringrazio per il Vostro blog molto esaustivo che ha fatto luce, laddove online è pieno di disinformazione in merito).
Di seguito i punti su cui desideravo chiedere una consulenza:
– Capire la tipologia di P.iva più adatta (anche se leggendo il Vs. blog, sembra che il forfettario faccia al caso mio);
– Costi e tempistiche di una P.Iva (ossia quanto tempo serve per aprirne una, quali sono i costi di apertura e i costi che si affrontano una volta aperta, ad esempio contributi e/o altre spese annuali);
– Tassazione sui profitti eventualmente derivanti dall’attività con la Prop Firm (considerando anche eventuali doppie tassazioni e se, per poi materialmente utilizzare questi soldi, si paga qualcos’altro. Più chiaramente: una volta messi da parte i soldi per le tasse a fine anno, posso disporre liberamente di quei profitti oppure “appartengono” all’azienda e devono essere distribuiti come dividendi?);
– Aprire P.Iva comporta una variazione in quello che già faccio, ossia dovrei “trasformare il mio conto personale retail in uno professionale”, aumentando di molto i costi, oppure puo’ restare a parte e dichiarare plus/minusvalenze come fatto fino ad ora nei quadri dei redditi diversi? (se ho capito bene, la risposta è “sì, fino ai 30.000”);
– Infine, dovessi procedere e il tutto risultare in un “nulla di fatto”, quali sono costi e tempistiche per chiudere la P.Iva?
Il sunto di tutto è che quest’anno ho iniziato ad essere profittevole (anche se di poco) con quello che già faccio, e desidererei capire concretamente se vale la pena dissipare le mie energie in questa nuova impresa (che, come ripeto, se non fosse stata molto allettante non avrei nemmeno preso in considerazione, oppure lasciar perdere).