Pubblichiamo di seguito la lettera di una Voce Vine che ci ha scritto. Seguiranno alcune note di commento.
Salve, sono un XXXXXXXX della XXXXXXXXX XXXXXXXXX, e lavoro continuativamente con XXX
DA ottobre o novembre non ricordo bene del 2023 sono entrato a fare parte del programma Vine , tuttavia per me Vine è solo un modo per poter provare nuovi prodotti ed esso non è per nulla un modo per guadagnare e né esso è la mia fonte di reddito. parto col dire che è un accordo ( non contratto …. dove non c’è neppure una firma o nulla che lasci intendere che io sia in qualche maniera una sorta di dipendente Amazon).
Io non sono un dipendente Amazon ( tra le clausole c’è scritto che questo programma non è per i dipendenti Amazon ) per cui questo implica e fa di me un non dipendente a priori !! ogni mia attività di recensione è puramente gratuita e non mi viene dato alcun compenso per fare recensioni. Il programma Vine nasce per poter creare tra la community ( quindi io sono un user della community, tra quelli che spiccano di più in termini di affidabilità con il quale si cerca di incentivare una giusta informazione ) un sistema più sicuro ed accurato in termini di informazione.
I prodotti che mi vengono inviati sono tra le clausole inviati a titolo d’uso gratuito ed essi non sono di mia proprietà mai !! essi rimangono sempre di proprietà di Amazon o dei fornitori !! solo dopo 6 mesi essi vengono ceduti alla mia persona nel caso in cui non mi vengano chiesti indietro. Tali prodotti inoltre non godono di garanzia e non hanno alcun valore fiscale essendo essi inviati come oggetto offerto gratuito e non vi è nessuna fattura o scontrino di essi !! i prodotti inoltre non sono cedibili e non possono essere venduti per cui essi a priori non potranno mai generare un reddito di alcun tipo essendo essi prodotti che non posso vendere e n’è cedere. I prodotti datomi dopo 6 mesi potranno essere tenuti a mia disposizione e mia discrezione tenerli o distruggerli. Quindi essendo che i prodotti in sostanza non possono tornare indietro nel caso in cui non li voglia, vanno distrutti !!!! e spiegatemi per quale sacro santa ragione dovrei pagare forzatamente delle fantomatiche tasse da reddito che reddito non è ? e che per di più non godo della proprietà e che rifiuto il suo godimento in quanto il prodotto va distrutto !!!! è una follia !!!
ed è addirittura una follia che addirittura si dica che vada aperta la partita iva !!! come se io fossi un lavoratore di Amazon !!!!
cosa che non sono al 100!!!!!!!!!! clausole di Amazon !!!!!
Note a commento.
Il lettore inquadra bene la situazione sotto il profilo della situazione di fatto che si è venuta a creare. L’ostacolo maggiore per tutti è comprendere:
- che i beni che si ricevono, possono a tutti gli effetti considerarsi dei pagamenti in natura, potremmo dire dei fringe benefit.
- che un impegno contrattuale può essere assunto di fatto, anche solo dal comportamento, e che la firma, con l’avvento del digitale è di fatto sostituita dai click che mettiamo quando navighiamo sul web.
SI condivide comunque la perplessità qualora avvenisse una effettiva tassazione su questo tipo di attività.
Aggiornamento del 06/02/2024
Buongiorno vorrei conoscere il vostro parere in merito al fatto che Amazon non abbia prontamente avvisato il Viner per tempo. La normativa Dac7 è entrata in vigore molto prima del 31 ottobre 2023. Il click di accettazione del contratto (che equivale ad una firma) tra Amazon e Viner, per molti, è avvenuto prima di quella data. Tutto ciò che è successo prima del 31 ottobre 2023 dovrebbe essere competenza e responsabilità di Amazon. La sottoscrizione sarebbe dovuta essere aggiornata richiedendo ai viners di ri-cliccare (firmare nuovamente) le nuove regole. Di accettarle, comprensive dell’aggiornamento Dac7. Amazon nel 2023 ha beneficiato della collaborazione dei viners sapendo che la normativa era già in vigore da parecchi mesi. La scelta di inserire il viner nei servizi previsti dalla Dac7 è stata una scelta di Amazon come specificato nelle loro linee guida.xxxxx Voi cosa usereste? Grazie.
Buongiorno,
è inutile cercare di trovare delle responsabilità nel comportamento di Amazon, per molti motivi, due soli riportiamo per sintetizzare:
1. Il comportamento di Amazon è legalmente ineccepibile.
2. Cercare di responsabilizzare Amazon equivale al comportamento dei polli tenuti in mano da Renzo, i quali invece di rendersi conto che la colpa del loro malessere era data dalla mano che li teneva per le zampe e li faceva dondolare, si beccavano reciprocamente infastiditi. La norma infatti è stata pubblicata con ampio anticipo a beneficio di tutti, utenti e marketplace. E i marketplace devono per legge applicarla.
Fare polemica non aiuta a comprendere e a risolvere gli eventuali problemi che potrebbero sorgere. Solo una consulenza approfondita può consentire di comprendere i termini della questione e decidere se è il caso oppure no di correre ai ripari.
““Lascio poi pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a capo all’in giù, nella mano d’un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. Ora stendeva il braccio per collera, ora l’alzava per disperazione, ora lo dibatteva in aria, come per minaccia, e, in tutti i modi, dava loro di fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”. (Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo III).
Una domanda, supponiamo che si debba dichiarare il valore dei prodotti ricevuti tramite il programma VINE, e che questi vengano tassati, pertanto diventano prodotti “acquistati” e di conseguenza di mia proprietà, perciò posso farne quello che credo. Se un domani voglio vendere questi prodotti su una piattaforma online, dato che anche su queste vige la normativa DAC7, mi verrebbero ugualmente tassati se vendo superando una certa somma? Non è un controsenso che lo stesso prodotto venga ritassato? Grazie per l’attenzione,
Buongiorno la rivendita viene tassata solo se considerata abituale o se considerata come speculativa ma occasionale. In altre parole se rivendo cose che ho in casa, anche che mi possono aver regalato e non ho quindi pagato nulla, non devo pagare le tasse, se lo faccio ogni tanto e in modo del tutto sporadico. Se invece rivendo abitualmente e sistematicamente tutto quello che ricevo come prodotto Vine allora si può ipotizzare almeno una attività speculativa occasionale e quindi da tassare. La DAC7 non impone tassazioni ma semplicemente un obbligo di invio dell’elenco degli account che incassano più di 2000 euro o fanno più di 30 transazioni: una operatività di questo tipo potrebbe corrispondere ad un collezionista che si rivende dei beni e quindi non tassabile oppure ad un operatore professionale che non fa molte vendite, ma che in quanto professionale deve avere anche la partita iva aperta. Per rispondere alla sua domanda, ipotizzando una tassazione all’origine, significa che quel bene quando l’ho comprato al valore nominale e tassato di 10, ma quando lo rivende difficilmente riuscirà a rivenderlo ad un prezzo maggiore di 10 che era il suo valore nominale di acquisto dal momento che è usato. Quindi costo di acquisto 10 rivenduto a 6, sono a una perdita di 4 e quindi non c’è nulla da pagare.